Sintesi dell'Intervento dell'Assessore alla Cultura Mauro Di Dalmazio

Sintesi dell'intervento tenuto in occasione della presentazione del progetto Cult del 3 febbraio 2007 - Sala San Carlo - Teramo

Cult nasce da una domanda fondamentale, che due anni e mezzo fa - al momento del nostro insediamento - ci siamo posti forti di alcune convinzioni, al momento di determinare, di delineare quelle che sarebbero state o sarebbero dovute essere le principali linee d'azione ambiziose e strategiche della nostra missione amministrativa. Ci siamo chiesti quale fosse l'anima di Teramo e quale la sua vocazione, qual è la propensione, qual è la ricchezza concreta che potevamo percepire? La risposta è stata che questa ricchezza, questo patrimonio era nella Città stessa, nella sua cultura, nella sua storia, nel suo vissuto e nei segni tangibili e riconoscibili di una continuità di vita fatta di di monumenti, di arte, ma fatta anche di esperienze, di energie, di intelligenze; insomma, nella sua cultura! Allora una delle impostazioni strategiche fondamentali è stata quella di cercare di capire come assecondare questa vocazione, come valorizzare questo capitale di beni, come stimolare questo patrimonio di energie, di intelligenze e di risorse che la comunità esprime.

Abbiamo iniziato a lavorare! Abbiamo iniziato ad approfondire, abbiamo iniziato - e non ci vergogniamo a dirlo - anche a studiare, a studiare esempi fulgidi che ci potessero anche indicare una via, tracciare una direttrice, che ci potessero consentire di confrontare meglio la nostra esperienza con chi quell'esperienza l'aveva già vissuta o la stava vivendo da tempo. E abbiamo cercato di procedere con delle azioni legate tutte da un fil rouge, costituito da scelte ed obiettivi di politica culturale, per un verso cercando di assecondare quelle energie, quelle risorse umane ed associative, quei talenti che ci sono nel territorio, cercando di creare entusiasmo, di ridare stimolo affinché si potesse sprigionare la creatività: creatività in senso lato, una spinta a voler fare, a poter osare di una comunità tutta.

Lo abbiamo fatto anche con una motivazione di fondo e cioè quella che questa linea di politica culturale dovesse servire a ricreare un profilo forte d'identità, di intimo collegamento innanzitutto fra la Città ed i cittadini, attraverso un coinvolgimento partecipativo che consentisse - a sua volta - una riappropriazione in termini anche spaziali della Città. L'altro aspetto era quello di cercare di trovare la maniera di valorizzare quell'enorme patrimonio di beni culturali che Teramo ha, tracce di una continuità di vita millenaria, quello di creare nuovi spazi, nuove infrastrutture per la cultura, quello di immaginare contenuti nuovi per questi spazi, quello di pensare questi interventi in termini realizzativi anche come linea di orientamento per una riqualificazione urbana complessiva, finché si potesse giungere, alla fine, a dare a Teramo quell'identità culturale percepibile anche fisicamente, anche visivamente.

Abbiamo cercato di proporre iniziative forti e una politica di eventi che stimolassero la partecipazione e il coinvolgimento. E queste operazioni sono state anche straordinarie operazioni di marketing territoriale, un altro doveroso obiettivo da perseguire, perché sono state iniziative che indubbiamente hanno modificato radicalmente la percezione della nostra Comunità, della nostra Città in ambito regionale, ma anche in ambito nazionale. Siamo diventati riconoscibili, o perlomeno siamo diventati più riconoscibili! Dall'altro versante abbiamo portato avanti iniziative di fruizione dei beni culturali, di valorizzazione degli spazi utilizzandoli anche in maniera inusuale ed innovativa. Poi, i progetti che verranno presentati oggi. Perché la dimensione ideale di un progetto deve essere poi sostanziato da iniziative concrete, affinché non rimanga evanescente. Queste due linee di politica culturale confluiscono in Cult e ne rappresentano l'essenza.

Questo è Cult, TeramoCulturale! Un contenitore ideale che delinea un percorso all'interno del quale tutte le iniziative devono avere un'omogeneità finalistica e devono essere in grado di inserirsi nel solco tracciato per il raggiungimento degli obiettivi. Un'incubatore, un contenitore in cui creatività, energie, opere si fondono in un unicum che determina l'armatura portante di una comunità! Cultura quindi non intesa come mero ornamento decorativo di una Città, ma cultura come matrice costituiva che - a sua volta - genera cultura. Cultura intesa nel senso lato, in senso ampio. Cultura che promuove fenomeni di coesione sociale attraverso le aggregazioni culturali, cultura che permea di sé ogni fase dello sviluppo, ad esempio orientando le prospettive di riqualificazione urbana. Cultura come aumento della qualità della vita, come valore e leva strategica per tutti i processi di evoluzione che riguardano la comunità. Questo è Cult!. Quando si parla di uno sviluppo che si fonda sulla cultura, il discorso si traduce anche in termini di economia diretta ed indiretta ed è anche questa una funzione che Cult, evidentemente insieme ad altri strumenti nell'ambito di una strategia complessiva e generale, senza dubbio assume. Vorrei citare, quale esempio, una città che, per dimensioni e per conformazione, si avvicina a Teramo. Linz. Linz si caratterizzava, fino a qualche anno fa esclusivamente per essere il polo siderurgico austriaco, poi si è sviluppato un processo che l'ha portata dalla Città dell'acciaio alla Città della cultura. Negli anni '80 c'è stato un evento che ne ha determinato il cambiamento: l'ars elettronica. Un evento innovativo per Linz, innovativo per l'Austria, che ebbe il merito di portare in quella Città di 70.000 abitanti circa 100.000 persone, con quel che ne seguì in termini di entusiasmi, di creatività e di iniziative correlate ed ebbero poi la capacità, su quell'evento e da quell'evento, di costruire un modello di sviluppo culturale che oggi fa di Linz uno degli esempi più fulgidi dell'Europa intera, con dati economici sbalorditivi, generati da un fenomeno d'induzione correlato alla cultura come fattore di sviluppo complessivo di una comunità e di un tessuto socio-economico. Verrebbe facile poter dire che questa spinta, questa funzione in piccolo a Teramo abbiamo provato a darla con la Notte Bianca che aveva questi contenuti, aveva queste finalità prospettiche, certo insieme ad altri eventi. Il riscontro che abbiamo ricevuto in questi termini ci ha dato l'ulteriore spinta, ci ha motivato ulteriormente a portare avanti il discorso complessivo. Il nostro è un territorio che vive oggi un momento assolutamente topico, perché c'è la necessità, anche grazie a tutta una serie di nuove infrastrutture, di ridefinirci, di immaginare su quali linee, su quali valori vogliamo puntare per qualificare e sviluppare il nostro territorio. Perché parlo di territorio?! Perché è evidente che questo discorso non può fermarsi alla Città di Teramo, ma deve volgere alla creazione di un distretto culturale che può essere identificato con il territorio provinciale.

Su questo dobbiamo aprire un dibattito, un coinvolgimento con gli enti, con le associazioni, con gli operatori privati. Un distretto che però sia di elevato livello, che sia di seconda generazione - se così vogliamo dire - rispetto ai modelli precedenti e cioè che non parta da un modello statico, ma che tenti attraverso le sinergie di realizzare una complementarità di fattori e di valori al fine di creare il contesto vincente per un territorio. Un progetto di tale portata non è un progetto di un'amministrazione o per un'amministrazione. È un progetto dell'intera comunità, un progetto che deve diventare degli operatori privati, degli operatori pubblici, e prima di tutto dei cittadini attraverso quella partecipazione condivisa che determina veramente una fondamentale opportunità di riscoprire e di sviluppare in termini positivi il senso d'appartenenza comunitaria. Cult, adesso, si apre al dibattito. Noi abbiamo provato a delineare un obiettivo. Certo, è un obiettivo ambizioso e perciò difficile, ma è un dovere di questa Città - se vuole immaginare per sé un futuro da grande - porsi questi obiettivi magari con la capacità, per dirla con Confucio, di non guardare stoltamente il dito che indica la luna, ma di osservare saggiamente la luna. Qualcuno mi ha detto: "questo è un sogno". Può darsi, ma noi abbiamo il dovere di fare sogni e di provare a realizzarli e mi piace pensare ad una frase di Thoreau: i sogni sono le pietre di paragone del nostro carattere! Io credo che Teramo ne abbia tanto e che possa permettersi di sognare!

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