Storia  di un’epoca al femminile la mostra dedicata a Maria Palma Mezzopreti  che cerca di narrare, oltre che la versatilità in punta di penna dell’autrice, la vita delle donne da un punto di vista “altro”. Un modo di raccontare  che, attraverso l’utilizzo di immagini, tratteggia in modo ironico personaggi del tempo in cui visse Maria Palma Mezzopreti.

E’ in effetti è il suo il momento storico che Maria richiama. Nata a Roseto degli Abruzzi nel 1892 e morta a Teramo nel 1926, ella manifesta sin dall’adolescenza una spiccata attitudine alla caricatura, dimostrando una notevole sensibilità  soprattutto verso i soggetti femminili che è abile a trattare con un’arguzia non priva, in taluni casi, di un’impietosa ironia.  Assai giovane, notevole è il successo della sia pur breve esperienza artistica  durante la quale partecipa a mostre nazionali come La donna  nella caricatura, allestita in occasione della II Esposizione internazionale femminile di belle arti di Torino (1913), dove viene premiata con la medaglia d’argento e la I Esposizione internazionale di caricatura e umorismo a Torino, Milano e Genova (1914). Nel 1931  il Circolo amatori e cultori di belle arti di Teramo organizza una mostra postuma della caricaturista scomparsa dove però viene esposta solo una modesta parte della copiosa produzione della Palma che supera il numero di cinquecento esemplari.

La Pinacoteca Civica che possiede una serie di trenta figurini e caricature donate dalla famiglia Palma, ha inteso con questa mostra ricordare la donna e l’artista. La donna che, giovane, spigliata, si affaccia sul palcoscenico riservato al mondo maschile e dà il suo apporto ad una realtà, quale quella della caricatura e della satira, occupata totalmente dagli uomini. L’artista che, brillante disegnatrice, con spirito comico, arguto, ironico, grottesco, accompagna i suoi personaggi e guida con particolare abilità matita e penna nel  disegnare i soggetti trattati; che con le battute folgoranti implicite nelle sue caricature, coniuga un mondo tutto al femminile, evidenziandone costumi e valori di riferimento. Sfilano perciò una serie di figure femminili che, se testimoniano un’attenzione particolare alla moda del tempo, riecheggiandone particolari e vezzi in voga, ne sottolineano spesso elementi caricaturali che solo una donna dotata di grande intelligenza, acuto spirito di osservazione e grande umorismo può mettere in campo, strappando un sorriso compiaciuto alle stesse donne.

Matita e china si rincorrono e si alternano su carta, ravvivate improvvisamente da un colore a macchia che esplode nella piana uniformità della carta o potenziate, nella loro resa, da tenui colori acquerellati che sfumano i contorni del personaggio verso la realtà lontana di un mondo che voleva la ricca borghesia “vestita” di pochi orpelli e trinoline, senza per questo rinunciare a vistosi cappelli o ingombranti pellicce.

Un disegno leggero, aereo ma ricco di particolari, che trasforma spesso il personaggio in caricatura, specie quando ella ritrae la donna in una società che le riconosce visibilità solo se inserita in un contesto che può appartenerle. Così nasce “la cantante”.

Un mondo coniugato al femminile dove c’é posto per la bellezza, l’eleganza, il “portato” sociale, ma affiora l’anima, il carattere, il volto interiore della donna, costretta a nascondere dietro eleganti abitini, sontuose cappe, stravaganti cappelli i “segni” di un’anima e di una vivace intelligenza che poteva manifestarsi solo all’interno delle pareti domestiche o all’ombra di un uomo.

Perciò l’omaggio è all’artista che stroncata da una morte prematura, mostra già i segni di una creatività estrosa e di una fantasia geniale, e alla donna che sa e pretende di ritagliarsi un ruolo di piena visibilità nel contesto sociale del suo tempo.